Oggi prova n. 26. Non parlerò dello spettacolo in questo scritto, cercherò di rispondere alla sola domanda che, a questo punto delle prove, vale davvero. Cioè se dopo un mese con Natalia Ginzburg è cambiato qualcosa nella mia vita. L’incontro con un autore – per un teatrante – ha senso solo se, mentre lo stai “attraversando”, senti che ti modifica il carattere e ti dona una novità nell’anima. Possiamo chiamarlo incontro e attraversamento solo se ti lascia con un Valore nuovo (o una nuova piccola virtù), che poi ti accompagnerà per sempre anche se sarà davvero tuo solo per un po’ (perché noi teatranti ci riempiamo e ci svuotiamo) non fuggirà più, perché quando lo incontreremo negli Altri, lo riconosceremo e gli sorrideremo, mentre prima non sapevamo neppure che esistesse. Un grande autore ti insegna che tu e gli Altri siete la stessa cosa che si muove secono i capricci della rosa dei venti. Se segui il vento di un altro, lo diventi, lo comprendi, lo ami, e lo “sarai”, un po’, per sempre. Il Valore di Natalia, il suo vento, è l’allegria fredda o calda, spieiata o pietosa, non importa. E’ un’allegria rivoluzionaria perché, posseduta da un’anima bambina, crede e rispetta solo ciò che le somiglia; e il potere, i doveri e i loro guardiani non le somigliano mai.
E’ un’allegria che sta già tutta dentro le parole. Qualcuno ha detto che le note di Mozart sono note- bambine. Bene, anche le parole della Ginzburg lo sono. Si rincorrono e si acciuffano e ridono e piangono e si travestono, instancabili e imprevedibili come bambine troppo vivaci.
Oggi – di diverso da me stesso di prima – so e sento che l’amore che conta è quello che, nel viverlo, ci fa provare una grande allegria. E che questa allegria è una virtù come l’onesta, la generosità… Le virtù sono spesso nascoste e piccole, ecco perché oggi, grazie a questo attraversamento vedo e amo persone che prima non vedevo e non sapevo amare. E tutto questo nuovo vedere e amare regala a queste mie giornate, un’allegria nuova, che mi stupisce e mi incoraggia. Già, mi “incoraggia”. Il coraggio dei personaggi della Ginzburg – soprattutto le sue ragazze in pericolo – è l’altra grande virtù che dovrei apprendere. E’ come se la vita – sembra dire – cominciasse o ricominciasse là dove non c’è più paura. La paura è il male atroce di questo secolo, e le ragazze della Ginzburg, le più indifese creature che si possano incontrare per strada, sono delle sanzapaura, mosse da un vento che non da tempo di fermarsi e crollare. Nel secolo più di tutti nemico dell’umanità, il coraggio di queste donne è la più grande rivolta dell’umanità contro il male della paura. Ben lontano da questo coraggio, mi preparo alla prova n. 26.
Dedico la mia scoperta dell’allegria a una “ragazza in pericolo” dal viso pieno di lentiggini che quattro anni fa ho incontrata per strada. E seguita.

Valerio Binasco